Luci Incandescenti Le luci incandescenti operano sulla base del fenomeno di emissione di fotoni, che è indotto dal surriscaldamento di un filo metallico situato all’interno di un involucro di vetro. In generazioni più recenti, le luci incandescenti sono state dotate di un bulbo riempito di gas inerte, come l’argon, per mitigare il rischio di implosione e rallentare l’opacizzazione del vetro dovuta ai residui del filamento. L’illuminazione è ottenuta sfruttando l’effetto Joule, che porta il filamento a raggiungere temperature tali da emettere radiazioni luminose. Durante l’accensione, queste lampade assorbono una corrente che può essere fino a 12 volte superiore rispetto alla corrente normale di funzionamento. Con il riscaldamento, la resistenza elettrica del filo aumenta progressivamente, riducendo l’amperaggio.
Nel territorio dell’Unione Europea, la produzione di tali lampadine è vietata, consentendo solo la vendita degli stock esistenti, con alcune eccezioni per gli elettrodomestici. La loro efficienza energetica è molto bassa, convertendo solamente circa il 10% dell’energia elettrica in luce, mentre il restante 90% si trasforma in calore. Il passaggio di corrente e il conseguente calore contribuiscono gradualmente all’usura del filamento. Queste lampade sono comunemente realizzate con tungsteno e hanno una durata media di circa 1000 ore di utilizzo.
Vi è anche un’altra variante delle luci incandescenti, le lampade alogene, che rappresentano un passo avanti in termini di tecnologia. La loro durata media può raggiungere le 4000 ore di utilizzo. Per semplificare la spiegazione di questa tecnologia, si possono considerare le lampade alogene come le loro controparti tradizionali, ma con la capacità di auto-riparare il filamento di tungsteno. Ciò è reso possibile grazie all’introduzione di specifici gas all’interno del bulbo della lampada, che è realizzato in quarzo per resistere alle elevate temperature necessarie per il processo di riparazione del tungsteno.