Scopri perché il datore di lavoro rifiuta il prestito delega per cattivi pagatori

Sommario

Il bisogno di ottenere nuova liquidità può essere gestito con facilità o difficoltà a seconda del profilo del soggetto. I lavoratori dipendenti con un contratto di lavoro a tempo indeterminato hanno l’opportunità di ottenere la cessione del quinto, e in caso di già averne una in corso possono ricorrere al prestito delega. Anche se si hanno segnalazioni come cattivi pagatori, si può ottenere un prestito delega.

Il meccanismo di rimborso del prestito delega, come la cessione del quinto, prevede una rata mensile detratta direttamente alla fonte, con importo costante e non superiore al 20% della busta paga netta percepita dal richiedente. La normativa stabilisce un limite di importo e una durata massima di 10 anni.

Tuttavia, quando si parla di prestito delega per cattivi pagatori, è fondamentale analizzare anche alcuni aspetti che distinguono cessione del quinto e prestito delega. Con la cessione del quinto, il datore di lavoro non ha alcuna possibilità di opporsi alla concessione del credito, mentre per i prestiti con delega il suo benestare fa la differenza. Approfondiamo questo aspetto nelle prossime righe.

Motivi del rifiuto del datore di lavoro per il prestito delega per cattivi pagatori

La ragione per cui la cessione del quinto non necessita dell’approvazione del datore di lavoro, mentre il prestito delega sì, è da ricercare nella normativa di riferimento. La cessione del quinto è regolata dal D.P.R. 180/1950, mentre il prestito delega fa riferimento all’articolo 1269 del Codice Civile.

Il D.P.R. 180/1950 stabilisce che per la cessione del quinto la domanda di finanziamento venga approvata dall’ente di credito e notificata al datore di lavoro. In sintesi, l’approvazione del datore di lavoro non è necessaria per il perfezionamento del contratto.

Per il prestito con delega di pagamento invece, l’articolo 1269 del Codice Civile identifica il rapporto come una delegatio solvendi, una fattispecie trilaterale in cui sono coinvolti tre soggetti: il datore di lavoro, il debitore e la banca/società finanziaria. Il perfezionamento del contratto dipende sia dal parere dell’ente di credito che dall’approvazione del datore di lavoro.

Per questo motivo, è piuttosto frequente che un datore di lavoro si opponga all’attivazione di un prestito delega per cattivi pagatori da parte di un dipendente. Un cattivo pagatore con già una cessione del quinto in corso, è considerato un soggetto a rischio di sovraindebitamento e il datore di lavoro può decidere di non impegnarsi come intermediario per i pagamenti, impedendo così la delega cessione del quinto.

In conclusione, se si è interessati ad ottenere un prestito con delega di pagamento, è importante considerare che la fattibilità del finanziamento dipende anche dall’approvazione del proprio datore di lavoro, essendo un fattore determinante perché il contratto possa essere perfezionato.

Rifiuto del prestito con delega da parte della banca: in quali casi può accadere

Per ottenere nuova liquidità, lavoratori dipendenti con un contratto a tempo indeterminato possono optare per la cessione del quinto o il prestito delega. Anche i cattivi pagatori possono richiedere un prestito delega, ma ci sono alcune differenze da considerare.

La cessione del quinto non richiede l’approvazione del datore di lavoro, ma il prestito delega sì. La banca o società finanziaria può opporsi alla richiesta di prestito delega per cattivi pagatori se la somma richiesta non è rimborsabile con una rata periodica inferiore al 20% della busta paga netta.

Prima di richiedere il prestito delega per cattivi pagatori, è importante discutere con un consulente del credito specializzato per capire quali sono le proprie possibilità di rimborso.

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